SAN SEVERINO LUCANO [.com]

Quella violenza sociale, calcistica e politica

E’ chiaro che quello successo a Roma, prima della finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli, è stato un episodio che sporca lo sport. Diciamo allora che urge escogitare strategie adeguate che contrastino la spirale della violenza calcistica, adottando una linea dura, un giro di vite fortissimo, onde evitare che si verifichino detestabili episodi da oggi in poi. Notizie sempre più gravi e allarmanti ci lasciano ogni volta più sconvolti.
Ma di là da quella che è una pura reazione emotiva, il nostro sdegno,i1 nostro sgomento richiedono di tradursi in un impegno personale concreto, in un atto di coscienza che ci permetta di scoprire se per caso non abbiamo anche noi una parte di colpa in quanto succede. Se è vero che alla radice di tutto questo ci sono le ingiustizie e le violenze di una società fortemente aggressiva e competitiva, che conosce solo la legge del successo e del benessere personale, anche noi ne siamo responsabili nella misura in cui, facendo parte di questo tipo di società, non sappiamo operare concretamente per renderla migliore, impegnandoci a dire no alle ingiustizie sociali, alla sfrenata bramosia del potere, alle speculazioni indebite, al prevalere dell’egoismo. Quanto  al problema più specificamente sociale, è dovere di tutti di migliorare se stesso. E’ indispensabile la presa di coscienza che siamo tutti “attori” e, nel male come nel bene, il nostro comportamento ha influsso sugli altri. Purtroppo, la nostra vita sociale è divenuta troppo superficiale e non riusciamo a percepire la profondità delle dinamiche collettive, per  cui le persone sono solo degli “altri”, corpi senza anima o oggetti senza volto, scambiabili e consumabili. Necessita spezzare la logica di un sistema culturale univoco e perverso, di cui si subiscono tutte le contraddizioni e le perversioni, proponendo un’alternativa credibile che riaffermi i valori evangelici della fraternità, della carità, della comprensione e del dialogo.
In campo politico gli italiani si augurano di aspettarsi nell’immediato futuro: la fine del confuso agitarsi di personalismi mediatici al vertice del sistema che minaccia di trasformarsi in crisi della democrazia…
Ci sono politici quindi da cui dovrebbero giungere ai cittadini “buoni esempi” di civiltà, correttezza, lealtà, confronto rispettoso, sia pure, acceso, con chi ha un pensiero diverso. Ora, purtroppo, si è superato ogni limite. Accendere la miccia, oggi, non è ciò di cui ha bisogno il Paese, in un momento di grave crisi economica e di tensioni sociali. I problemi seri riguardano il lavoro, la scuola, la famiglia e il futuro dei giovani, che meriterebbero ben altra attenzione, con il concorso di tutte le forze politiche. II malessere che c’è nel Paese, sta diventando pericoloso. Praticamente si rischia di fomentare l’antipolitica e l’astensionismo: si pensi quindi alle elezioni del 25 maggio prossimo. Parimenti il gioco aspro dentro e tra i partiti non può ricevere regola da qualche sparuta pattuglia di uomini virtuosi e disinteressati.
Occorre allora una mobilitazione delle intelligenze e delle coscienze di milioni di cittadini. E’ necessario che l’esercizio del diritto politico per eccellenza, il suffragio elettorale, sia non la captazione del consenso attraverso la propaganda, il vincolo clientelare, o confessionale, o di classe, ma giudizio maturo dei governati finalmente giudici dei governanti, scelta consapevole e informata di candidati, di coalizioni di parti, di programmi. La gente deve riflettere, deve poter capire dove e come la storia umana si muove, e quanto essa dipenda dalla nostra ragione e dalla nostra volontà. La storia umana va defatalizzata. L’educazione alla politica  e al senso civico-sociale serve a questo: a rimettere il timone della storia nelle mani degli uomini.

Don Camillo Perrone, Parroco emerito di San Severino Lucano