Fa sgranare gli occhi l’interrogativo, ma intendiamoci bene su un termine dal sapore bellico riferendoci al Maestro Divino, il più grande “rivoluzionario” della storia. Gesù ha rivoluzionato il mondo, come nessun altro uomo potrebbe fare, perchè ha agito con estrema violenza sulla mente e sul cuore degli uomini mediante il suo vangelo e la sua vita, preparando così la “nuova” società; la sua è una “rivoluzione” unica e irripetibile perchè investe tutto l’uomo (mente, cuore, volontà), è valida per tutti i tempi e per tutti i popoli, pone i principi della società perfetta, dà alla giustizia sociale una base etica che non è solo una filosofia, ma una religione. Niente di anacronistico su quanto detto.
Niente aggressioni armate, niente rivoluzioni sanguinose, impregnate di odio e di prepotenza; solo mitezza (i politici apprendano!), solo amore salvifico, donante e perdonante. Ecco la carta d’identità di Cristo.
Sulle sue orme, ai nostri giorni, Papa Francesco rivoluzionerà la Chiesa. Si tratta, evidentemente, di una rivoluzione del tutto pacifica. E’ un Papa mite, ma non debole, di vita semplice, ma con un forte carisma. Rivoluzionerà la Chiesa, nel nome del Vangelo e nello spirito del Concilio Vaticano II. La priorità assoluta è come comunicare Dio agli uomini d’oggi e come annunciare il Vangelo a una società refrattaria alla religione e ai valori dello spirito.
Rilancia la Chiesa sulla via della pulizia, della sobrietà, della testimonianza, della povertà, dell’autonomia dal potere politico e del distacco dalle mondanità. Il suo è un forte richiamo all’essenzialità.
Afferma con forza: “L’incoerenza dei fedeli e dei Pastori tra quello che dicono e quello che fanno, tra la parola e il modo di vivere mina la credibilità della Chiesa, perciò dobbiamo testimoniare Cristo con il dono di noi stessi, senza calcoli, a volte anche al prezzo della nostra vita”. La testimonianza è l’arma vincente. Aggiunge:”Predicate il Vangelo con la vita e se fosse necessario anche con le parole”.
La sequela di Cristo anteposta ad ogni considerazione umana, la penitenza e la conversione del cuore e della vita sono la condizione base per la Chiesa della nuova evangelizzazione, che pone la propria fiducia non in se stessa o nei mezzi terreni, ma nella presenza e nell’azione del Signore.
Credere nelle beatitudini fino a testimoniarle nella propria vita è credere che nel <<Discorso della Montagna>> lievita una forza più dirompente di quella ostentata da mille <<eserciti>> con le loro armi, i loro proclami, i loro <<slogans>>. No a carrierismo, mondanità e lassismo. Esige che il Vangelo non solo rinnovi le coscienze e animi il comportamento delle persone, ma diventi storia, promuovendo una coscienza collettiva incentrata nell’ethos evangelico della fraternità umana, matrice di un nuovo costume e di strutture e istituzioni sempre più umane, per la salvezza dell’uomo.
Esorta i giovani ad andare contro corrente, a battersi per grandi ideali e perchè abbiano un lavoro stabile. Un mese fa Papa Francesco con forza esclamò:”No a finanza che toglie lavoro”.
Fin dalle sue prime uscite, Papa Francesco ci ha mostrato un volto bello e gioioso della Chiesa, quello vicino alla gente e ai poveri. Ma ci ha indicato, soprattutto, di volgere la nostra attenzione non sulla sua persona di Papa, ma su Cristo “pastore e cuore della Chiesa”.
Colpiscono: la semplicità, la spontaneità e il linguaggio vicino alla gente, l’attenzione ai più deboli, la sobrietà.
Da Sud a Nord c’è entusiasmo tra i preti italiani che vivono il loro servizio in mezzo alla gente:<<In lui c’è uno spirito nuovo, che tocca il cuore delle persone e indica una direzione>>.
Quello che di lui ci ha colpito già come vescovo di Buenos Aires è la sua umiltà, il suo vivere in mezzo alla gente, usando tranquillamente i mezzi pubblici.
E’ un segnale straordinario ed è quel cambio di marcia di cui ha bisogno la Chiesa. E’ poi un grandissimo appassionato di calcio e di tango. Da Cardinale spesso citava brani delle canzoni più conosciute – quando predicava – ma chiedendo sempre una fede autentica, sostenuta da una robusta riflessione, sganciata dalle secche del pragmatismo; fede vissuta nella Chiesa, con i fratelli e tra i fratelli; un Vangelo senza sconti, una <<rivoluzione d’amore>>. L’amore infatti è il fondamento della giustizia (non si è mai <<giusti>> verso chi si odia), il rimedio contro gli egoismi, il segreto della concordia e della pace sociale.
E oggi non abbiamo solo problemi economici e sociali. Sembra che la nostra società sia attraversata da qualcosa di profondamente inquietante.
Non usciremo da questa crisi solo con provvedimenti di natura economica, ma se si ricostruiranno tensioni etiche nella politica e nella società, e se fraternità e speranza torneranno a guidare i nostri comportamenti.
Possiamo continuare la rivoluzione iniziata da Cristo: amando il prossimo come noi stessi, con amore fattivo e dinamico. Papa Francesco oggi svela i tratti costitutivi del suo pontificato con l’esempio e con le omelie, che tra l’altro richiamano la vocazione alla gioia di tutti i cristiani e il senso ultimo del potere:<<il servizio>> esplicato in umiltà che non è utopia per il cristiano, <<servire>> per amore e con amore; che è possibile non arrendersi alla logica e alle lusinghe del potere e vincere le tentazioni non meno deleterie di un certo orchestrato efficientismo di maniera tanto caro, nel nostro mondo di oggi, a gruppi e gruppuscoli di varia estrazione.
Fedele alla linea di comportamento che ha scelto fin dall’inizio del suo pontificato, Papa Francesco anche nella scelta ormai famosa delle scarpe non si smentisce: “Niente scarpe rosse, nere come sempre”.
E’ importante far crescere fra gli uomini la coscienza della loro solidarietà, educarli a un comportamento sobrio e responsabile, a reagire agli eccessi e agli sprechi della <<società dei consumi>>, sprechi ed eccessi le cui conseguenze morali, economiche, ecologiche, stanno ormai davanti agli occhi di tutti.
Una vera rivoluzione ci sta davanti che, se ben attuata, può salvare non solo individui, ma nazioni intere.
Don Camillo Perrone, Parroco emerito di San Severino Lucano