SAN SEVERINO LUCANO [.com]

Papa Francesco: la scelta preferenziale per i poveri

Dio e la realtà stupiscono sempre. E’ stato eletto un Papa gesuita che ha deciso di chiamarsi Francesco. E’ l’argentino Jorge Mario Bergoglio, vescovo di Buenos Aires, che già nel 2005 aveva sfiorato l’elezione. E’ la prima volta nella storia che un Papa decide di chiamarsi Francesco, un nome che non aveva in verità raccolto molti consensi nelle previsioni della vigilia dell’ultimo Conclave. Anzi, era stato stralciato da ogni quotazione per il rush finale. E’ un grande rappresentante della chiesa dei poveri del sud America, territorio emblematico di tutte le povertà, unisce l’ortodossia della dottrina con la presenza in mezzo ai poveri, con l’obiettivo di costruire una visione della fede che parte dagli ultimi, dalla loro emancipazione, sulla linea aperta da Giovanni Paolo II e portata avanti da Ratzinger.
Questo Pontefice seguirà le orme di Francesco d’Assisi: sarà profeta e testimone al tempo stesso e porterà  tra tutti noi il senso più originale di quella Chiesa che è autenticamente ‘popolo di Dio’ egli ha la mente del gesuita e il cuore di Francesco.
Il suo messaggio è: “Chiesa povera per i poveri” sulla scia dei suoi predecessori. Evento cosmico. Francesco d’Assisi, spinto dall’amore per Cristo e per gli uomini da Lui redenti, ha personalmente e insieme ai suoi frati, percorso l’Italia e l’Europa per predicare il Vangelo, dimenticato o ignorato, allora come ora.
Una nuova antropologia, quella che scaturisce dal Vangelo e che è stata regola di vita di Francesco d’Assisi, può essere ancora oggi, il punto di partenza per una “agenda di speranza per l’Italia di oggi e di domani” per la nostra diletta Patria alle prese con gravi emergenze economiche, socio-politiche ed etiche.
La crisi può essere l’occasione per riprendere l’insegnamento di San Francesco, il quale assunse come paradigma della vita economica il tema della povertà. Per evidenziare l’ingiustizia di un sistema economico che generava povertà, ne adottò la condizione e indicò l’obiettivo da perseguire sempre, in ogni società e sistema sociale: la ricerca della vita lieta, costruita attraverso relazioni fraterne con tutte le creature e la natura. Oggi la crisi economica ci colloca ancora nella situazione di Francesco, che ci indica: sequela di Cristo e povertà, pacificazione, umiltà ma anche rispetto alla natura e volontà di dialogo. Sono le proposte più feconde di un insegnamento perenne. Luce che irradia il mondo.
Nella visione di Francesco d’Assisi la fraternità assume la configurazione di modello, proposta e anticipazione di un umanesimo, dove la centralità dell’uomo si esprime nelle relazioni fraterne tra gli uomini: è questa la geniale proposta evangelica del superamento dell’individualismo-utilitarismo, dove ogni fratello, specie i “ministri” che hanno la responsabilità del governo, si pongono al servizio dell’altro e del bene comune, soprattutto di chi ha bisogno.
L’amore preferenziale per i poveri è dimensione essenziale della fedeltà a Cristo e alla sua parola.
Il Papa venuto “dalla fine del mondo”, il pastore tetragono, semplice, umile è sorridente dispensatore di umanissima beatitudine, affabile, cortese, sereno, facile cioè senza riserve mentali, senza complicazioni di procedimenti, senza rigidità di etichette, senza nebulosità di linguaggio, che bei carismi!
La  Chiesa si deve porre al servizio dell’umanità, è chiamata a lasciare il suo ruolo di prima donna, di nobildonna, per divenire la serva con il grembiule.
L’amore preferenziale dei poveri è anima del progetto culturale; attraverso tale progetto la Chiesa intende servire e non egemonizzare la società italiana, in quanto il primato dato ai poveri <<è un criterio d’identità ecclesiale e di azione pastorale che ne attraversa tutti gli ambiti>>. A fianco dei poveri, manifestiamo la prossimità e la cura di Dio, lasciandoci cambiare il cuore da loro. Questi sono i cammini di conversione al Vangelo della carità! Essi possono far passare le nostre comunità dall’ovvietà di un cristianesimo vissuto come tradizione alla novità dell’essere cristiani impegnati nella costruzione di un mondo nuovo. Quindi urge promuovere la elaborazione di politiche solidaristiche da parte dei gruppi politici, dei sindacati, della cooperazione e dell’associazionismo cristiano. Sostenere la nascita e lo sviluppo della cooperazione sociale e delle iniziative imprenditoriali nel terzo settore, anche con attenzioni e stimoli pastorali.
Non si deve dimenticare che il cattivo funzionamento della vita politica e amministrativa si ripercuote più pesantemente sui poveri che sulle altre persone.
Papa Bergoglio darà una scossa pure alla politica italiana ora lacerata da risse, logorata da divergenze e battibecchi per cui lo stesso Giorgio Napolitano non si stanca di raccomandare: <<Serve coesione e non  fazioni contrapposte>>. Il capo dello Stato aveva poi vaticinato tempo fa che <<occorre tornare ad Assisi, da San Francesco>>.
Papa Bergoglio ci ha dolcemente chiamati alla sostanza del cristianesimo. Con quattro verbi: camminare, edificare, confessare e custodire. Il vero potere è – per il Papa – il servizio. Questo vuol dire superare la logica del pragmatismo, dell’interesse di gruppo o di parte e non avere paura di confrontarsi con l’uomo storico. Questo vuol dire – ci sembra – che lo Stato non deve considerarsi il centro unico, la sintesi della società, e che i partiti non sono i padroni della cosa pubblica, disponendone a piacere come di una cosa privata; ma che la politica deve guardare alla complessità del tessuto sociale, avere un ruolo di coordinazione, di ascolto, porre attenzione alle necessità dei cittadini, nel rispetto del principio di sussidiarietà.
Sono molti i dossier che attendono sul tavolo il neoeletto Pontefice. La secolarizzazione in un’Europa spaccata dal deflagrare della crisi economica, colpita da quella che Benedetto XVI ha indicato la <<stanchezza e il tedio del credere>>, resta una delle principali sfide per Papa Francesco, dal quale sono attese formule per una nuova evangelizzazione. La vera dimensione del suo animo si apre ai più vasti orizzonti. Dimensione planetaria.
E’ sempre emergente l’esigenza, specie nel mondo d’oggi, così avido di autenticità e di essenzialità, di offrire a tutti, vicini e lontani, lo spettacolo di un cristianesimo autentico, liberato da orpelli, da sovrastrutture inutili, un cristianesimo quindi affascinante, aperto alla trascendenza.
L’amore, e solo l’amore – se vero, se autentico, se divino – può spezzare la catena dell’odio e della violenza, rigenerare il bene là dove ha dilagato o dilaga il male.
Ombre sulla Curia romana? Oggi, più che mai, a monte di tutti i problemi ecclesiali (che sono molti, gravi, urgenti), c’è, un problema-chiave la cui soluzione precede e determina la soluzione di tutti gli altri problemi: è il problema della credibilità della Chiesa che si focalizza nel problema della credibilità degli “operatori” della Chiesa, cioè di coloro che stanno di fronte all’opinione pubblica come gli “esponenti”, i “responsabili”, gli “impegnati”. Quindi la Chiesa non agisce per estendere  il suo potere o affermare il suo dominio, ma per portare a tutti Cristo, salvezza del mondo con la testimonianza nitida della vita.
Caro Papa Francesco, venuto “dalla fine del mondo” e salito ora al soglio pontificio, vive congratulazioni e filiali auguri!

Don Camillo Perrone, Parroco emerito di San Severino Lucano