SAN SEVERINO LUCANO [.com]

E dare spazio ai giovani?

Un Paese bloccato. Come un condominio con i giovani inchiodati al pianoterra. E’ desolante l’immagine dell’Italia che esce dal rapporto Istat divulgato a maggio: solo l’8,5 per cento di chi ha un padre operaio riesce ad accedere a posizioni di vertice nei rispettivi posti di lavoro; e solo un figlio di operai su cinque ce la fa ad approdare all’università.
Eppure negli anni ottanta quattro lavoratori su dieci erano indipendenti, e soprattutto i tre quinti dei soggetti attivi appartenevano a una classe sociale diversa da quella familiare di origine. Sta diventando il problema più grave e allarmante del Paese perchè significa, prima di tutto, negare ai giovani un futuro, e condannarli a una situazione di perenne precarietà e di grande disagio, come conferma il pesantissimo tasso di disoccupazione, giunto al 36 per cento. Ed è questa che deve diventare l’assoluta priorità per la politica italiana.
Purtroppo partiti e sindacati tentano ancora a tutelare chi in qualche modo è già garantito, sia pure al minimo, mentre ci sono settori, non certo marginali, in particolare tra i giovani, che di tutele non ne hanno proprio, e che vivono in una condizione di permanente e avvilente precarietà. Se il loro malessere non trova una risposta politica, non per questo sparirà; anzi, coverà sotto la cenere, rischiando di sfociare in pericolose derive. Ne va della stessa democrazia e in un futuro nemmeno troppo lontano, sarà l’intero Paese a collassare su se stesso. Il blocco dipende certo da una mancata crescita che si trascina ormai da anni, e che sembra destinata comunque a ripartire a fatica, considerando la gravità della crisi economica mondiale e l’entità del debito pubblico italiano (2 mila miliardi di euro…) Ma a determinarlo concorrono anche l’esistenza, e la tenace persistenza, dell’attuale classe dirigente: lo segnala un recentissimo studio della Coldiretti, che quantifica in 59 anni l’età media del ceto dirigente politico, economico e amministrativo. La più alta tra tutti i Paesi europei.
Qualche significativo esempio: l’età media dei ministri è di 64 anni, quella dei parlamentari 57, nelle ultime tre legislature sono stati eletti solo due <<under 30>> su un totale di 2.500 parlamentari.  Non è detto che i giovani debbano necessariamente essere migliori degli anziani. Ma non sta scritto da nessuna parte che gli anziani debbano stare a vita nei posti di comando, specie quando, come nel caso italiano, hanno provocato danni evidenti e ingenti. Afferma il Card. Angelo Bagnasco:<<I giovani e il loro magro presente sono il nostro maggiore assillo. Siamo con questi giovani perchè è intollerabile lo sperpero antropologico di cui, loro malgrado, sono attori>>. E’ tempo di aprire le finestre e di cambiare aria. E, soprattutto, di spalancare le porte al futuro: l’eredità più preziosa che possiamo lasciare ai nostri ragazzi, nei quali è forte il desiderio, con la capacità, di “bonificare” la vita civile e gli stessi meandri della politica, a cui pure si deve ridare la sua funzione di elemento catalizzatore delle energie e delle migliori risorse del Paese.

Don Camillo Perrone, Parroco emerito di San Severino Lucano