SAN SEVERINO LUCANO [.com]

La festa del lavoro (che purtroppo manca)

Primo Maggio, come ogni anno si celebra la festa del lavoro. Molte le manifestazioni in ogni parte d’Italia e del mondo e alla sera il grande concertone in piazza San Giovanni a Roma. Dopo oltre un secolo, la festa del Primo Maggio si presenta come un’occasione per ribadire la centralità della persona nel lavoro e nella vita della democrazia. Ogni uomo che attualmente non lavora, ma vuole lavorare ha il diritto che gli si dia tale possibilità. Tale diritto universalmente ammesso è affermato all’art. 23 della dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo, ed inserito anche nella nostra Costituzione. Tale diritto non sembra appartenere alla giustizia commutativa, ma a quella sociale. Tale diritto si fonda sulla socialità della natura umana, per cui ogni uomo deve pensare anche agli altri e sul dovere che lo Stato ha di provvedere al bene comune; in ambedue i casi sempre, si intende, nei limiti del possibile.
Il lavoro è per l’uomo, né può essere ridotto a merce di scambio: è l’uomo nella sua dignità che deve restare al centro di ogni processo economico, tecnico, produttivo; l’uomo che non può essere umiliato e strumentalizzato per fini egoistici o di comodo; l’uomo al cui organico e globale sviluppo dovrebbe tendere lo sforzo generoso e costante degli organi preposti alla guida della cosa pubblica.
L’impegno per garantire a tutti un lavoro decente come ha detto il Santo Padre nella “Caritas in Veritate”, resta ancora importante e fondamentale per la costruzione di una società a misura della persona. Il termine Festa evoca qualche cosa di gioioso, di sereno e di lieto, ma quest’anno molte sono le preoccupazioni che si addensano nel mondo del lavoro. Quotidianamente apprendiamo notizie non buone che riguardano i territori dove viviamo, le famiglie vicine di casa, i nostri parenti e conoscenti. La crisi economica nata dall’ingordigia speculativa sta ancora mordendo in profondità, molte attività economiche sono entrate in crisi, sparite numerose aziende che costituivano il tessuto economico di moltissimi paesi, province e regioni.
La situazione è grave, c’è crisi dell’occupazione, povertà ed emarginazioni per italiani e immigrati: grande il bisogno di solidarietà che deve poter contare sulle pubbliche istituzioni.
La crisi economica mondiale ha privato del posto di lavoro molti e gettato nell’angoscia della sussistenza economica tanti. Facciamo presente che la Chiesa in Italia ha creato un fondo economico di sussidiarietà per aiutare tante famiglie, prive di lavoro, che sono in difficoltà. E’ un segno dell’impegno serio da parte dei credenti a soccorrere, secondo le loro possibilità, perchè si faccia giustizia per tutti e si aiutino quanto più è possibile chi sta in grave disagio per la sopravvivenza.
Si direbbe, anzi, che è precisamente su questo terreno il ruolo politico proprio della Chiesa: nutrire quel tessuto di valori etici, senza i quali la democrazia diventa mera regola del gioco nello scontro fra interessi, la società si disgrega, la persona umana viene sopraffatta e violata.
L’auspicata formazione dei laici cristiani poi trova nella dottrina sociale della Chiesa i suoi contenuti essenziali e irrinunciabili per assicurare nella vita sociale e politica una presenza unita, coerente, onesta, disinteressata, aperta alla collaborazione con tutte le forze sane della nazione. Le accuse di arrivismo, di idolatria del potere, di egoismo e di corruzione che non infrequentemente vengono rivolte agli uomini del governo, del parlamento, della classe dominante, del partito politico; come pure l’opinione non poco diffusa che la politica sia un luogo di necessario pericolo morale, non giustificano minimamente né lo scetticismo, né l’assenteismo dei cristiani per la cosa pubblica. E’ evidente che il rinnovamento della vita politica e sociale passa attraverso il recupero della consapevolezza della verità dell’uomo, dei valori morali oggettivi di cui si sostanzia la sua dignità, dei diritti inalienabili della persona come diritti inscritti in un ordine giuridico eguale sempre, dappertutto, per tutti.
E sono imminenti le elezioni amministrative. L’auspicio è che le persone scelte dagli elettori siano irreprensibili, integre, molto capaci di assumersi responsabilità a tutti i livelli: quello politico amministrativo, da cui si richiede una concreta ed incentivante indicazione progettuale. Urge sostenere ed allargare la base produttiva, innervando il territorio di strutture, infrastrutture, di servizi e favorendo la crescita di realtà produttive locali soprattutto di medie e piccole imprese, in sinergia con le grandi risorse suscettibili di sviluppo: agricoltura, turismo, artigianato; quello imprenditoriale dal quale si attende una presenza più coraggiosa che affronti il rischio di investire in loco con saggezza e lungimiranza; quello manageriale del quale si auspica una presenza locale più estesa e qualificata, per uno sviluppo autopropulsivo; quello dell’intero settore lavorativo che deve affrettare il passaggio da una passività rassegnata ad una solidale intraprendenza, superando le dinamiche di dipendenza economica e politica.
E pensiamo ai giovani che si sentono marginali rispetto alla vita della comunità nazionale: non sembra esserci spazio per una <<fantasia>> giovanile che trovi eco adeguata nei progetti sociali.
Crediamo che la Chiesa tutta di Basilicata in questa direzione si debba impegnare molto. Nel lavoro assunto come cooperazione e relazione sociale, come bene primario da cui dipende la dignità, la libertà e l’identità delle persone e i percorsi di vita buona… di questo dovrebbe discutere la politica.
Combattere la rassegnazione, mettere a disposizione risorse, creare nuove occasioni di lavoro, sviluppare reciprocità tra le Chiese locali. E’ proprio questo l’imperativo categorico rivolto a tutti.

Don  Camillo Perrone, Parroco emerito di San Severino Lucano.