SAN SEVERINO LUCANO [.com]

Storica visita di un “grande”, vent’anni fa

Esattamente venti anni fa Papa Giovanni Paolo II venne in Basilicata per incontrare di persona il popolo lucano e spargere la feconda semente del vangelo non solo nei solchi delle assemblee ecclesiali, ma anche nelle aree dell’economia, della politica, della cultura, della scuola, dove si svolge la vita di ogni giorno, si costruisce la città degli uomini e si gioca il destino storico della gente lucana.
In questo ventennio la Basilicata è cresciuta, è andata avanti, ha consolidato i suoi primati, ha conquistato nuove risorse per il suo futuro, ha realizzato progetti importanti ed ha posto le basi per raggiungere nuovi e più ambiziosi obiettivi.
Malgrado l’indubbio cammino compiuto dalla nostra regione in questi ultimi decenni sulla strada del progresso, crisi economica, tagli, ritardi, lentezze ed incertezze nella programmazione economica, rendono problematico lo sviluppo, rallentano la crescita, bloccano la speranza delle giovani generazioni. Il Vicario di Cristo, nel suo pur breve soggiorno lucano, ci indicò le vie vere della felicità attraverso i valori della nostra cultura e le esperienze delle nostre tradizioni. Visitò l’Università e incontrò gli operatori della scuola aperta all’autosviluppo dell’uomo. Incontrò le persone consacrate per ridare slancio pastorale e spirituale. Infine si fermò nel campo sportivo di Potenza, con i giovani, per rinnovare il senso ecclesiale, pastorale e civile.
In particolare incontrò tutti gli amministratori per ricordare loro il senso di servizio all’uomo; gli operatori del mondo del lavoro sottolineando il rispetto della dignità dell’uomo e il diritto che si ha all’occupazione.
Questo grande Successore di Pietro ora, come è noto, sarà beatificato il I° maggio c.a., festa della Divina Misericordia e festa anche del lavoro, tema sempre scottante e di vibrante attualità. Non possiamo fare a meno di riferire al riguardo ciò che ebbe a dire il Papa polacco: ”Quando si considera che la Basilicata sta attraversando una precaria situazione occupazionale nonostante gli sforzi della classe politica e dell’imprenditoria locale, quando si è costretti a registrare una alta percentuale di disoccupati fra i giovani e gli adulti, quando si pensa che alcuni di essi si avviano forse all’età del pensionamento senza aver mai avuto, per lo meno in forma stabile, esperienze significative di lavoro e la gioia che da esse si ricavano, non si può non ribadire con forza che ogni uomo e ogni donna hanno diritto ed un lavoro che possa loro assicurare il necessario sostentamento per sé e per la propria famiglia. Tocca, certo, alla Chiesa riaffermare tale diritto (cfr. Laborem exercens, 16).
Purtroppo la disoccupazione, specialmente quella giovanile, ha tuttavia raggiunto livelli tali da non lasciare intravedere un futuro tranquillo, fino a mettere in pericolo la stessa nobile tradizione di operosa e serena convivenza civile, forza e vanto del popolo lucano. Il preoccupante fenomeno della droga fa registrare, anche in Basilicata, tensioni e violenze, che, in qualche caso, sono già il segnale angosciante della infiltrazione della delinquenza organizzata. Le peculiarità del popolo lucano hanno fin qui fatto argine ai fenomeni di delinquenza organizzata, così come, impedirono che, negli anni di piombo, si registrassero fenomeni di terrorismo.
Sembra che per il nostro popolo, che pur annovera tra i suoi valori un’etica del lavoro come fatica, sacrificio, ricerca sofferta di un posto di lavoro in terra straniera, ci siano scarse possibilità di offrire un lavoro dignitoso per tutti, e la terra, la nostra amata e sovente amara terra sia diventata, per vari motivi, piuttosto avara di soddisfazione e di benessere. Il nostro popolo ha bisogno di uno sviluppo autopropulsivo e globale, che favorisca la ripresa in tutti i campi, che sia sorretto da una speranza fondata sul coinvolgimento di tutte le strutture sociali interessate, che sia aperto ad una reale solidarietà. Occorre passare dall’assistenzialismo sistematico alla ricerca di forme nuove di rilancio economico, valorizzando le strutture di cooperazione, il terziario e i servizi sociali. Occorre attivare una seria e concreta politica industriale attraverso la rivitalizzazione delle aree industriali dismesse, favorire la crescita delle piccole e medie imprese attraverso una politica creditizia che elimini la dipendenza dalla burocrazia che in Basilicata è più malata che altrove.
Il Papa polacco si attesta come vero testimone, modello di vita, poliedrico, fermento di attualità, colui che ha lasciato un segno nella storia, non solo in chi crede in Dio, o in chi è cattolico convinto, ma anche in chi l’ha apprezzato come uomo coerente con le sue idee e la sua scelta di fede. Il suo lungo pontificato ha dato testimonianza del suo reale voler seguire Cristo in tutto, e questo si evidenzia anche nel precedente corso della sua esistenza, di cui si è tanto parlato anche grazie ai mass media; una particolare luce traspariva non solo dal suo sguardo, ma da ogni suo gesto. Ne sono un esempio le tante  Giornate Mondiali della Gioventù, dove accorrevano con entusiasmo moltissimi giovani da ogni parte del mondo, e i suoi numerosi viaggi apostolici, dove ha dimostrato ampiamente la sua capacità di apertura nei confronti di tutti gli altri popoli.
Una costante del Suo intenso magistero: la certezza motivata, profondamente sentita, espressa con commossa convinzione che la salvezza globale dell’uomo, della persona e di tutta la famiglia umana, è inscindibilmente legata a Gesù Cristo, centro focale del cosmo e della storia, evento di liberazione e di novità definitiva, per lievitare con Lui la storia che evolve, assumere le problematiche sociali per inculturare la fede.
Abbiamo sentito di sperimentare con il poliedrico Papa dei primati la gestazione di una nuova epoca storica; colui che ha interpretato, con singolare capacità di identificazione, le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi.
Prendere sempre più chiara coscienza di questo nostro contemporaneo Grande implica impegnarsi a seguirlo e a collaborare fattivamente.

Don Camillo Perrone, Parroco emerito di San Severino Lucano.