SAN SEVERINO LUCANO [.com]

Quando nei paesi comandava il Podestà: un tipo spavaldo scelto nella schiera dei “galantuomini”

Ricordiamo appena i tempi degli ultimi scampoli della dittatura fascista, quando a reggere le sorti del Municipio c’era un soggetto chiamato pomposamente podestà, di cui tutti avevano paura e quasi terrore.

Tipo spavaldo scelto nella cernita di potenti e “galantuomini” del luogo. Una specie di deus loci che assommava tutti i poteri: dal consultivo al deliberativo, al pubblico, al privato, all’impositivo, al costrittivo, pene le famose purghe con minacce e segnalazioni per il confino o il “servizio nella milizia”.
Il fascismo è stato un fenomeno molto complesso.

Qui lo valutiamo nei suoi rapporti con la Chiesa: esso ebbe il merito della Conciliazione (Trattato del Laterano e Concordato) e in genere fece rispettare la Chiesa. Però i cattolici non possono dimenticare che il fascismo tolse loro tutte le libertà: furono soppressi i sindacati cattolici, il Partito Popolare, le Casse Rurali, le Cooperative cattoliche, le varie iniziative sociali. Tutto venne assorbito dallo Stato totalitario. Solo l’A.C.I. potè sopravvivere, ma anch’essa in mezzo a mille difficoltà.
Necessita spezzare la logica di un sistema culturale univoco e perverso, di cui si subiscono tutte le contraddizioni e le perversioni, proponendo un’alternativa credibile che riaffermi i valori evangelici della fraternità, della carità, della comprensione e del dialogo.
Ma per grazia di Dio, sono passati quei brutti tempi del fascismo.
Oggi i cittadini chiedono alle Istituzioni di garantire più sicurezza, di combattere la criminalità, di creare benessere per la costruzione di un mondo più solidale ed equilibrato, ma occorre costruire coesione sociale, impegnarci in prima persona responsabilizzando la nostra vita e dando il nostro solidale contributo per la costruzione di una nuova società a misura d’uomo, superando atteggiamenti dimessi e rinunciatari presenti all’interno della società stessa.
Per lo sviluppo di San Severino Lucano occorre l’orgoglio paesano ovvero l’amor patrio.
Anche Gesù Cristo ha amato profondamente la Sua città, per la quale ha pianto, sofferto e soprattutto operato. Io ho fatto sempre presente che anticamente gli abitanti di una località erano chiamati “i naturali”: è un termine molto significativo, con ciò voglio dire che per natura dobbiamo amare il natio paese. A proposito ritengo necessario: conoscere più profondamente e in modo critico la nostra realtà, cercando di renderci consapevoli dei problemi che l’affliggono; (è in gioco il nostro futuro) riscattare e difendere i valori culturali della nostra zona, valorizzare e dinamizzare la religiosità popolare; fomentare la socializzazione ovvero la fraternizzazione, la solidarietà, l’amore e l’aiuto fraterno.

Don Camillo Perrone – Parroco emerito di San Severino Lucano