SAN SEVERINO LUCANO [.com]

Semestre UE: chance per l’Italia?

[di Don Camillo Perrone]

Da un mese il nostro Paese guida l’Europa: è il noto semestre UE italiano. Un’occasione per dettare la nostra agenda su temi importanti.
Negli anni ’50, i Paesi nel cuore del Vecchio Continente, correvano verso il boom economico e si risollevavano dalle rovine della guerra dando vita al Trattato di Roma, progettavano un futuro di pace e di benessere. Oggi non si sono spenti i venti del populismo che scuotono l’albero dell’Unione. L’Europa dovrà essere in grado di governare la globalizzazione. E di cambiare la sua politica economica.
I vari Governi nazionali dell’Unione hanno sopraffatto il ruolo della Commissione e degli altri organismi sovranazionali. Finendo così per dare le chiavi dell’Europa alla Germania».
La Germania ha sfruttato le divisioni per imporre una sua forza, che deriva dalle convinzioni politiche della Cancelliera e dei partiti del governo tedesco.
Francia, Italia e Spagna, che avrebbero potuto contrastare questa linea “renana”, non hanno mai costruito una piattaforma politica comune. Ognuno è andato per conto suo, non c’è stata una proposta politica alternativa sufficientemente forte. La Germania è l’unico Paese in cui non vi è un partito populista di grosse dimensioni. Questo si deve al fatto che la Merkel, avendo assunto il ruolo di paladino della leadership tedesca, ha evitato il rischio di una reazione populista nazionalista all’interno della Germania.
E ora la presidenza italiana del semestre europeo è una chance per il Paese? Diciamo che l’Italia ha l’opportunità di dettare l’agenda dei provvedimenti, e non è poco. Può fare molto per fare progressi in tema di infrastrutture digitali, nel settore dell’energia, soprattutto in quelle rinnovabili, e della ricerca. Naturalmente occorrerà costruire una maggioranza intorno alle eventuali proposte del Governo italiano.
E bisogna cambiare verso alle politiche economiche e sociali. Non è possibile che l’Europa stia in mezzo al guado senza andare né avanti né indietro. Abbiamo bisogno di politiche di sviluppo, come stà facendo l’America di Obama. «La crisi europea che ha mietuto milioni di posti di lavoro», «è conseguenza di una politica economica sbagliata, basata sul rigore anziché sullo sviluppo. Se l’Europa non è in grado di governare la globalizzazione, siamo finiti».
L’assenza di una politica economica europea coraggiosa, sul modello statunitense, è all’origine di una situazione ormai troppo grave per l’Italia, avendo accumulato il peso di tre anni di recessione su cinque, dal 2009 al 2013. Cinque anni di continuo declino degli investimenti, dell’occupazione, del reddito e dei consumi delle famiglie hanno prodotto ferite sociali sempre più difficili da rimarginare. L’urgenza del problema del lavoro e della disoccupazione si intreccia così con la necessità di un grande passo in avanti della politica europea e l’esplicita individuazione di reciproche e simmetriche obbligazioni.
L’Europa, traendo luce ed impulso dalla sua storia religiosa e dalla sua civiltà cristiana deve contribuire, con saggi ordinamenti e concorde collaborazione, al suo progresso spirituale, civile, politico e morale, nella unità e nella pace, rispettando la dignità di tutti gli uomini e la libertà di ogni popolo, senza discriminazioni di razza, di nazione, di religione. Il futuro ha una vocazione planetaria ed è in questa dimensione che devono essere impostati i problemi per lo svolgimento della pace e per la sopravvivenza.
Poi spazio europeo alla Basilicata, che precipita sempre più nei bassifondi della povertà più nera e dello spopolamento.
Gli europei, inoltre, sperano in un’integrazione politica ed economica e in politiche sociali comuni, chiedono minori discriminazioni e disuguaglianze.
Gli abitanti del vecchio Continente tengono molto ai loro diritti di cittadini della Ue e oggi sono più che mai consapevoli di averne, pertanto crediamo di affermare che c’era e c’è la speranza di tutti che l’integrazione europea rimanga e si consolidi nel tempo a livello culturale e valoriale. Allora occorre educare in tal senso i giovani, gli studenti affinchè essi siano convinti e trasmettano alle rispettive famiglie il concetto di unità europea; facciano conoscere appieno il significato di ciò che comporta; facciano capire soprattutto che la costruzione dell’Europa comincia dall’anima, dall’unità culturale e di valori, prima di ogni organizzazione economica e politica.
Nel Novecento due tristi utopie hanno mirato a costruire questa unità, nella sopraffazione. La nazista, nel nome della razza; la sovietica, sulla base del principio leninista per cui “se si vuole fare la frittata bisogna rompere le uova”, spingendo alla guerra. La loro caduta non ha aperto la mente dei governanti a una interpretazione religiosa della vita e della politica. Adenauer, De Gasperi, Schuman pensavano alla costruzione dell’Europa cominciando dall’anima, dall’unità culturale e di valori, prima di ogni organizzazione economica e politica. Invece, è andata come è andata, e ci ritroviamo ai tristi passi odierni.
Don Camillo Perrone, Parroco emerito di San Severino Lucano

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