“Quando una famiglia non ha mangiare perchè deve pagare il mutuo agli usurai, questo non è cristiano, non è umano! E questa drammatica piaga sociale ferisce la dignità inviolabile della persona umana”.
II grido di Papa Francesco “L’usura e disumana e anticristiana” ha riacceso i riflettori su una piaga che mina il tessuto sociale, disgrega i rapporti interpersonali, induce a gesti estremi come il suicidio.
Da più di vent’anni opera la Consulta nazionale antiusura, di cui segretario Mons. Alberto D’Urso, è il buon samaritano” di tante famiglie in lotta per non finire in povertà. Sono state oltre trentamila quelle ascoltate e aiutate concretamente in questi anni, grazie anche alle 28 fondazioni nelle diocesi sparse in tutto il Paese. Un aiuto reso possibile dalle risorse proprie della Chiesa (donazione per 8 per mille) e dai fondi previsti dalle legge antiusura n. 108/1996.
Nella nostra Basilicata ora cosa si verifica? All’inaugurazione dell’anno giudiziario il 31 gennaio dell’anno 2012 il procuratore generate Massimo Lucianetti avverte: “La Basilicata è una delle Regioni a più alto rischio di usura. E la criminalità, pur non suscitando allarme assoluto, continua tuttavia a destare viva preoccupazione”. Di tanto in tanto le organizzazioni criminali fanno avvertire la loro particolare pericolosità attraverso azioni intimidatorie a fini estorsivi, sia nella zona di Potenza che in quella di Matera, dove ricorrenti episodi di incendi e danneggiamenti, con fini estorsivi, provocano un allarme sociale tra gli imprenditori e gli agricoltori.
Dove è più l’isola felice, quella terra di emigranti e lavoratori, di contadini e menti geniali che si sono affermati in tutto il mondo? Dove sono finiti i valori che hanno caratterizzato e contraddistinto la povertà onorevole, il senso etico e morale dei nostri padri, di una popolazione da sempre abituata a fare i conti con la scarsità dei mezzi, di una endemica penuria di beni e di servizi, ma altera e dignitosa, che si accontentava del poco di cui disponeva, obbligata a chiedere alla terra, ai campi, al lavoro quotidiano il sufficiente per vivere? Oggi purtroppo siamo saliti agli onori della cronaca che fa i conti con una fotografia che non ci era appartenuta per il passato e che ci indigna. Succede che il benessere vissuto in modo materialistico e l’eccessivo consumismo favoriscono l’espandersi delle cosiddette “povertà post-materialistiche” che, se affliggono soprattutto i giovani, famiglie hanno toccato in genere i più deboli e indifesi.
Il sovraindebitamento delle famiglie lucane e delle piccole imprese e un problema sociale che si aggrava maggiormente con la crisi finanziaria, un problema che si è acuito sino al parossismo. E qui è da mettere in evidenza l’attività della fondazione antiusura lucana di Don Basilio Gavazzeni, pioniere sociale, che in questi anni ha erogato ingenti somme in favore di famiglie lucane irretite in un groviglio di debiti causati spesso da truffaldini (strozzini), che con raggiri e truffe, hanno saputo scroccare fior di quattrini.
Ora occuparsi dei poveri e degli emarginati non è un “optional” per le forze sociali e politiche: è un dovere che nasce dall’attuazione dell’articolo 3 della Costituzione; esso impegna lo Stato a rimuovere tutti gli ostacoli — economici, sociali, politici, che di fatto impediscono l’uguaglianza dei cittadini. L’impegno per i poveri è un banco di prova, per le forze sociali e politiche, della loro sincera volontà di perseguire la giustizia sociale e il bene del Paese.
La divoratrice sete di guadagno e di piacere che ha preso tutte le classi sociali, ne ha attutito il senso morale e ha fatto quasi scomparire quella elementare giustizia che dovrebbe essere in ogni cuore.
A questo andazzo deplorevole si oppongono, con petti di bronzo, il Rev. Don Marcello Cozzi, Vice Presidente della benemerita associazione “LIBERA” e il Rev. Don Basilio Gavazzeni, Presidente della fondazione antiusura lucana. Questi ecclesiastici, veri promotori di solidarietà e giustizia sociale, in una nota congiunta dichiarano: “non accettiamo più una politica che nelle sue prassi quotidiane, in Basilicata, sta venendo meno al proprio dna: il bene comune e il bene di tutti”. Secondo i due sacerdoti, difensori degli oppressi, “questa anti-politica delle istituzioni ormai stride sempre più fortemente con la voglia di politica di tanti lucani disperati, vittime dell’usura e poi senza lavoro e senza prospettive future”.
Insomma ci sono inadempienze da parte delle istituzioni. In una situazione di ingiustizia sociale con tante sperequazioni e di pluralismo ideologico che conduce spesso al relativismo e a privilegiare la moda invece delle verità fondanti, è oggi più che mai indispensabile promuovere la elaborazione di politiche solidaristiche da parte dei gruppi politici, dei sindacati e della cooperazione; curare itinerari formativi di sensibilizzazione socio-politica.
In conclusione è necessario offrire, in special modo da parte della Chiesa, gesti testimonianti solidarietà, coinvolgimento, gratuità e aiuto concreto in favore delle fasce deboli della nostra società.
Don Camillo Perrone, Parroco emerito di San Severino Lucano