SAN SEVERINO LUCANO [.com]

L’agenda di Papa Francesco

L’agenda di Bergoglio è dettata dal Vangelo: ed ecco di che cosa si tratta praticamente.
Il Papa ha deciso di guardare dentro lo Ior in prima persona. E’ stato proprio in corrispondenza dell’esplosione del “caso Scarano” che Papa Francesco da deciso di istituire, nel giugno dello scorso anno, una pontificia Commissione referente, che consenta di conoscere in modo più approfondito la posizione giuridica dello Ior e permettere una sua migliore <<armonizzazione>> con <<la missione universale della Sede Apostolica>>.
Bergoglio per due volte dall’inizio del Pontificato aveva detto che Pietro non aveva una banca e un’altra volta aveva detto che lo Ior serve <<fino a un certo punto>>. Sicuramente “questo” Ior al Papa non piace e, dopo essersi consultato con diverse persone, ha deciso di guardarci dentro meglio, soprattutto per capire se l’esistenza di una banca in Vaticano sia conforme con tutte le regole delle banche e quanto allo spirito del Vangelo.
Questa è la preoccupazione di Francesco, non tanto quella della trasparenza, su cui stanno lavorando da tempo le autorità vaticane, sollecitate (e aiutate) dalle autorità finanziarie internazionali. Lo Ior è finito nella sua storia in mezzo a tanti pasticci. Ci sono stati Marcinkus e lo scandalo del Banco Ambrosiano, Calvi e Sindona,  cose vere e leggende nere. Sicuramente aveva visto giusto Nino Andreatta, economista e cattolico, quando espresse a Casaroli, nel 1981, le sue perplessità sugli intrecci poco virtuosi dello Ior. Ma la sua lezione non è mai stata colta in Vaticano. Il Direttore dello Ior Cipriani ha detto che senza la sua banca la Chiesa sarebbe meno libera, creando imbarazzo, quasi che dovesse dare una lezione a Francesco, dopo le sue uscite “folli”.
A Bergoglio non piace una Chiesa dove a dettare l’agenda sono le lobby e l’intreccio degli interessi. L’agenda è il Vangelo. Punto e basta. Una banca piena di segreti e con una storia inquietante è compatibile con il Vangelo? Il problema vero che c’è sullo sfondo è il rapporto tra la Chiesa e il denaro, il suo uso e la degenerazione amministrativa (come dimostra l’arresto di monsignor Scarano) che vale per molti, congregazioni religiose e diocesi e non solo per lo Ior e la Curia.
Il Vaticano attende ora le rogatorie annunciate dal governo italiano. Sequestrati conti per 6,5 milioni che secondo il pm sarebbero frutto di false donazioni.
Però ogni giorno, nelle parrocchie italiane, i sacerdoti annunciano il Vangelo offrendo a tutti la carità, conforto e speranza; sono un punto di riferimento sicuro.
Questi preti si prodigano e si sacrificano instancabilmente e tante volte eroicamente per il bene religioso e sociale di tutti.
La Chiesa di Francesco sta cambiando. In soli dieci mesi è già profondamente trasformata nel metodo e negli obiettivi pastorali: l’attenzione ai poveri e agli ultimi è sempre più evidente.
La Chiesa proprio mentre sembrava essere chiusa all’angolo dagli scandali e dalle divisioni al suo interno, ora si rimette in cammino. La barca di Pietro, sballottata dalle onde in un mare pericoloso, ha trovato un nuovo, grande traghettatore. Papa Francesco  sa che la rotta è segnata dal Vangelo.
L’Italia è gravemente ammalata, non c’è dubbio. Infatti tutti cercano di emettere diagnosi e prognosi, sentenze eziologiche, verdetti terapeutici.
Serve un elettroshock !…
Si riparte dal Vangelo che sta all’origine di tutto e che, nella sua essenza, è sfida assoluta alla mondanità, al potere, al male che si annida nella storia.
Duro monito papale contro l’usura. Ora serve il coraggio di cambiare; lo devono trovare i cittadini per ripartire nel 2014, lo devono dimostrare i politici. Il mondo cambierà solo se, prima, cambieremo noi.
Il cambiamento deve iniziare da ciascuno, nella consapevolezza che solo il “noi” può guarirci dal male di un individualismo ingordo e irresponsabile. E’ questa assunzione di corresponsabilità l’unica via di salvezza, alla portata di tutti, per promuovere quella legalità che nasce dalla saldatura fra responsabilità e giustizia. Per tentare di uscire da una crisi che prima di tutto è etica, politica, culturale. Per impegnarsi a sconfiggere la zona grigia nella quale prosperano false promesse, corruzione, abusi, gravi carenze di una politica non più orientata al bene comune, ispirata soltanto da letture economiche che penalizzano le persone più fragili. A cominciare dai giovani, stanchi di aspettare.
Il problema non è preoccuparsi di loro, ma occuparsene.
Ed occorre infondere coraggio e speranza in essi, soprattutto coinvolgendoli dando loro opportunità e responsabilità in diversi campi: dall’università alla politica, dall’imprenditoria al mondo dell’informazione.

Don Camillo Perrone, Parroco emerito di San Severino Lucano