SAN SEVERINO LUCANO [.com]

Proposte concrete per superare la crisi

Siamo ancora nel pieno della crisi economica e sociale, nonostante qualche timido segnale di rilancio della produzione. Ci sono migliaia di lavoratori in attesa della cassa integrazione, centinaia di aziende che rischiano la chiusura per effetto del calo dei consumi e della domanda interna. In questi mesi, il divario del Paese è cresciuto con un aumento drammatico dei livelli di disoccupazione, di povertà e di emarginazione sociale.
Il lavoro e lo sviluppo economico non si costruiscono solo a colpi di legge o con proposte fumose e spesso strampalate. L’occupazione per i giovani e le donne può arrivare solo da una buona economia, aumentando la produttività e rendendo più favorevoli i nuovi investimenti. Ma bisogna concentrarsi, con un impegno straordinario e non ordinario, anche delle infrastrutture, dei costi troppo alti dell’energia, dei trasporti, dello smaltimento dei rifiuti, delle assicurazioni, della giustizia civile troppo lenta, della criminalità. Ecco perchè la legge di stabilità è stata finora una occasione mancata e non ha rappresentato quel segnale di svolta, quello choc positivo che la Cisl si aspettava sia sul versante della politica fiscale, sia per quanto riguarda un sostegno ai redditi e ai consumi dei lavoratori e dei pensionati.
Le tasse troppo elevate stanno strangolando l’economia italiana. Tra imposte nazionali, addizionali e balzelli locali, dal 2009 ad oggi, i lavoratori hanno perso circa mille euro all’anno del loro potere d’acquisto.
E ora sono in vista risparmi per imprese e famiglie. Il piano “Destinazione Italia”, varato dal governo per attrarre investimenti dall’estero, parte da una serie di misure che vanno incontro soprattutto alle piccole e medie imprese e alle famiglie.
Non dimentichiamo che la Basilicata, la regione del petrolio, sede anche di multinazionali (specialmente di Fiat che qui ha prodotto 5 milioni di Punto) ha il più alto numero di poveri in Italia: il 30,1 per cento delle famiglie. Secondo l’ultimo rapporto di Banca d’Italia ha un Pil in discesa da ormai due anni e un numero di inattivi doppio rispetto alla media italiana.
L’agenda del nuovo Governo regionale si concentri su una Basilicata geologicamente fragile e ballerina, demograficamente in calo con reddito procapite il più basso.
Occorre forte impegno per garantire la difesa del suolo, uno sviluppo armonico del territorio e una rigorosa tutela dei corsi d’acqua e delle coste; per uno sfruttamento delle risorse del sottosuolo (petrolio, acqua, gas); per una forestazione produttiva ed il recupero delle aree interne; per la prevenzione del rischio sismico, geologico e idrogeologico; per il recupero del patrimonio edilizio esistente; per una politica a tutela della salute dei cittadini.
Il patto di stabilità blocca lavori già appaltati sulle tratte a grave rischio. Le tasse sono troppo alte. Occorre un fisco equo, non vessatorio, combattere la disoccupazione.
Per abbassare le tasse, l’unica strada è quella di tagliare la spesa pubblica improduttiva e combattere l’evasione. Ed è incoraggiante che, dopo l’appello comune di tutte le parti sociali, il Governo abbia manifestato l’intenzione di seguire questa strada: creare un fondo dove far confluire i risparmi della spending review e destinando automaticamente tali risorse per la riduzione delle tasse.
L’economia italiana è ancora attraversata da una fase di profonda crisi. Le politiche di bilancio di segno restrittivo, la caduta del clima di fiducia degli operatori economici e la riduzione del credito si sono tradotti in un crollo della domanda interna. La caduta del Prodotto interno lordo nel 2012 ha superato il 2 per cento e nel 2013 la contrazione è compresa fra 1’1,5 e il 2 per cento. La crisi del mercato del lavoro italiano è un effetto della caduta del prodotto.
A questo punto ci chiediamo come rimontare.
Una politica per il lavoro non può che essere una politica attiva per la crescita. Il Cnel stima che per riportare il tasso di disoccupazione all’8 per cento entro il 2020, il tasso di crescita del Pil dovrà superare il 2 per cento all’anno. Per far ripartire la crescita gli esperti suggeriscono di attivare nuova occupazione con il reimpiego di quanti sono rimasti esclusi dal mercato negli ultimi anni: il sottoutilizzo della nostra forza lavoro è aggravato dal deterioramento del capitale umano di chi resta fuori dal mercato. Il danno individuale è una perdita sociale, sia per le minori potenzialità di crescita che derivano dalla riduzione del capitale umano, che per le conseguenze negative nei rapporti sociali e la mancata produzione di capitale umano futuro che consegue dalla povertà di risorse per l’istruzione. Oltre alla caduta dei fabbisogni occupazionali delle imprese, i giovani risentono della minore domanda di sostituzione dei lavoratori anziani in uscita dal circuito produttivo in seguito ai provvedimenti di riforma delle pensioni, che fanno aumentare i tassi di attività dei più anziani. A rendere più complessa la sfida sono i vincoli della finanza pubblica, che limitano le risorse per le politiche del lavoro: l’Italia è fra i Paesi che meno spendono per le politiche attive.
Le politiche del lavoro – sottolinea il Cnel – non potranno che utilizzare strumenti a costo ridotto e puntare sulle immense economie della messa in valore della collaborazione come vantaggio competitivo attraverso il miglioramento dei prodotti e dei processi, l’ottimizzazione dell’organizzazione del lavoro in funzione sia delle esigenze del mercato che di quelle dei lavoratori, l’investimento in formazione e addestramento, il potenziamento della gestione delle risorse attraverso la partecipazione. A questo compito è chiamata non solo la politica economica, ma anche l’azione delle parti sociali.
In definitiva saper cogliere il momento di ripresa per fare le scelte troppo a lungo rimandate, coniugare le politiche attive del lavoro, superando l’impasse burocratica, con scelte di riduzione dell’imposizione sul reddito da lavoro e impresa per riportare il Paese verso la crescita.

Don Camillo Perrone, Parroco emerito di San Severino Lucano