SAN SEVERINO LUCANO [.com]

Cronaca di una eugenetica annunciata

La Planned Parenthood Federation of America è la più grande fabbrica di aborti del mondo, anche se preferisce definirsi «provider di servizi per la cura della salute riproduttiva delle donne». Sotto la sua bandiera sono riunite quasi 700 cliniche sparse in tutti gli Stati Uniti, all’interno delle quali si consuma circa il 30 per cento di tutti gli aborti praticati nel Paese. Sono più di 300 mila aborti ogni anno, diversi milioni se si considerano i decenni di attività. Non solo. Planned Parenthood (Pp) è anche un gigante dal peso politico notevole: non è stato ininfluente per esempio il suo esplicito appoggio a Barack Obama e soprattutto gode di finanziamenti pubblici per mezzo miliardo di dollari. La nuova bestia nera di Pp si chiama Center for Medical Progress (Cmp), ed è una organizzazione no profit californiana dedita al controllo dell’avanzamento della medicina, con particolare attenzione alle questioni bioetiche che incidono sulla dignità umana. Per ben due anni e mezzo, fingendosi procacciatori di tessuti fetali da girare ai laboratori di ricerca, e aprendo perfino una start-up fittizia per essere più credibili, si sono infiltrati nelle strutture di Pp, hanno ottenuto colloqui d’affari con manager e dipendenti della società e di altre imprese attive nel mercato del “tissue procurement”, e hanno ripreso tutto di nascosto. Il risultato sta uscendo a poco a poco in rete in duplice formato: un documentario a puntate intitolato Human Capital, capitale umano, e una serie di filmati con gli incontri tra gli emissari del Cmp e i pezzi grossi del colosso abortivo. Tutto il materiale raccolto documenterebbe, secondo gli autori, un’accusa devastante: un gigantesco traffico illegale di organi di feti abortiti.
Di sicuro, nella loro lunga incursione oltre la cortina della “libertà di scelta delle donne”, i militanti del Cmp si sono trovati davanti scene difficilmente riproducibili su carta. Colazioni di lavoro in cui si discute con disinvoltura di quantità e qualità di fegati, cuori, polmoni, reni, braccia e gambe “prodotti” in serie dalle cliniche affiliate a Pp. Manager che sorseggiano vino e gustano insalatine mentre discettano delle tecniche abortive più adatte alla conservazione. Testimoni che ricordano casi di bambini nati vivi e fatti a pezzi con le forbici. Intermediari di tessuti fetali che raccontano di ordini da 50 fegati a settimana e di “prodotti del concepimento” letteralmente «caduti fuori» dalle pazienti.
È una lunga galleria degli orrori e di immagini vietate ai minori in cui spiccano alcuni elementi documentali e dichiarazioni abbastanza compromettenti. C’è il listino dei compensi garantiti da un altro importante player di questo mercato per ogni campione di tessuto ricevuto. Ci sono soprattutto diversi accenni, sempre da parte dei rappresentanti di Pp, alla possibilità di «alterare il processo» per ottenere «campioni migliori di tessuto», confessione che configurerebbe una pratica illegale tanto quanto il commercio di membra umane: l’aborto a nascita parziale.
«La prima sorpresa è stata la facilità con cui abbiamo avuto accesso ai piani più alti di Planned Parenthood dicendo che volevamo comprare da loro parti di bambini. Abbiamo detto le “parole magiche”. È stata la nostra corsia preferenziale per entrare nel cuore dell’industria dell’aborto».
I vertici di Planned Parenthood, dall’inizio dello scandalo, ripetono che non si tratta affatto di vendita illegale di organi e tessuti fetali in cambio di denaro, bensì di regolarissime “donazioni alla ricerca” effettuate per volontà delle pazienti e dietro il versamento di semplici “rimborsi” per le spese sostenute per il servizio.
Peccato che il commercio di parti del corpo umano sia un reato federale, tanto che c’è un’espressa previsione che riguarda proprio il traffico di resti di bambini abortiti, punito con la reclusione fino a 10 anni e/o un’ammenda fino a 500mila dollari. Si resta increduli a guardare i filmati: una schermata presa dal sito Stemexpress.com, nel quale basta riempire un semplice modulo online per richiedere gli organi che si desiderano, con possibilità di scegliere anche la settimana di gestazione del feto. Nel menù del modulo d’ordine si può leggere una lista impressionante: cervello, cuore, cuore con arterie e vene, polmoni, fegato, fegato e timo, tiroide, milza, intestino tenue e crasso. Se andate sul sito e siete curiosi di sapere a quale livello possa arrivare l’avidità umana, avete anche la possibilità di richiedere l’intero catalogo e vedere alcuni prezzi, migliaia di dollari. Avevate, non si può più. Anche se non sembra possibile, la dottoressa Nucatola aggiunge altro orrore, andando avanti a spiegare come la parte più difficile sia riuscire a mantenere la testa intatta in un aborto. In questi casi il medico cercherà di modificare la posizione in cui si presenta il bambino, perché se è posizionato a testa in giù, la dilatazione all’inizio della procedura medica non è sufficiente per preservare l’integrità del cranio. Per questo motivo l’abortista girerà il bambino in modo da poter effettuare un’estrazione podalica, al termine della quale avrà una dilatazione sufficiente per ottenere il suo scopo. La Nucatola non chiarisce come avvenga l’aborto, ma il video di Center for Medical Progress inferisce che questa procedura sia identica a quella dell’aborto con nascita parziale, una pratica dichiarata illegale a livello federale nel 2003, particolarmente se e quando diretta al commercio di parti umane. Una norma che è riuscita anche a superare il giudizio di costituzionalità da parte della Corte Suprema, seppure con un voto di 5 a 4. In questo tipo di procedura il medico, dopo aver estratto il corpo del bambino fino al collo, lasciando intenzionalmente la testa all’interno, procede a perforare il cranio e ad estrarne il contenuto con un aspiratore. Se così non facesse, il bambino nascerebbe vivo e ogni ulteriore pratica volta a ucciderlo sarebbe considerata omicidio per la legge.
Che Planned Parenthood si preoccupi delle possibili conseguenze legali di tutto questo emerge nella conversazione nel momento in cui gli attori chiedono se sia possibile trattare l’acquisto dei tessuti direttamente con la sede centrale di Planned Parenthood. La domanda non è peregrina: Planned Parenthood, infatti, per proteggersi da azioni legali federali, obbligherebbe i potenziali acquirenti a rivolgersi alle singole cliniche locali, in modo che, qualora il traffico venisse scoperto, potrebbe sempre sostenere che si tratta della devianza del singolo provider e non una pratica autorizzata dall’azienda. La Nucatola candidamente ammette che, a livello nazionale, la cosa è stata discussa ma gli avvocati di Planned Parenthood vogliono evitare ogni coinvolgimento della sede centrale.
Dalla liberté, égalité, fraternité con amore.

Beatrice Ciminelli

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