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Sentiero Italia e Percorso Valle dei Mulini: gli itinerari di trekking sono incompatibili con la Centrale idroelettrica del Frido

Sentiero Italia e Percorso Valle dei Mulini: gli itinerari di trekking sono incompatibili con la Centrale idroelettrica del Frido

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Sul Sentiero Italia lungo un tratto del Frido, in via di rinaturalizzazione dopo lo scempio dei lavori della Centrale idroelettrica

 

Si è appreso recentemente che il comune di San Severino Lucano avrebbe intenzione di ripristinare i precorsi di trekking e di mountain bike lungo il Frido (DETERMINAZIONE DSG N° 00118/2021 del 26/03/2021). È questo un percorso in un ambiente naturale antropizzato ma immerso nel verde, che per la presenza degli antichi mulini richiama anche la storia e l’architettura locale. Lo scrivente conosce bene tale tragitto che, attrezzato con dei ponticelli (al momento purtroppo inagibili), consente passeggiate e giri in mountain bike lungo la riva destra del Fiume Frido, collegando idealmente  il Mulino Iannarelli al Mulino Magnacane fino al Mulino Corona Longa. Percorsi che permettono, con opportuna segnaletica e manutenzione, di poter svolgere attività outdoor nei pressi dei centri abitati e di alcune strutture ricettive, senza spostarsi troppo. Ancora più importante è la presenza, nel territorio di San Severino, del Sentiero Italia (SI CAI), che lambisce il Frido e si sovrappone alla Via dei Mulini nei pressi di Mulino Magnacane,  lungo la tappa “SI 03 – San Severino – Lucano Latronico”. Il Sentiero Italia è un cammino che collega la nostra penisola da Nord a Sud e che nei prossimi anni attirerà probabilmente migliaia di visitatori, con un afflusso turistico importante per il comune di San Severino.

Che si ripristinino e valorizzino questi percorsi è cosa buona giusta, se non fosse che c’è un “MA” grosso come una casa. Un tratto del Sentiero Italia e della Via dei Mulini è infatti compreso nell’area interessata dai lavori della centrale idroelettrica del Frido, che deturparono gravemente, proprio in prossimità di Mulino Magnacane, la riva sinistra del Frido, con spianamenti e sbancamenti enormi, distruzione del bosco ripariale e occlusione dell’alveo del fiume con i detriti di scavo. Fortunatamente i lavori furono bloccati (nel 2017) dal Gruppo Lupi San Severino Lucano, appoggiato da varie associazioni e cittadini, che sollecitò l’Ente Parco ad agire nei confronti della ditta esecutrice dei lavori. È del 2020 invece la proroga dei lavori per la centrale autorizzata dalla Regione Basilicata, che spinse ad una nuova mobilitazione associazioni ambientalisti e cittadini, mobilitazione che obbligò le istituzioni a nuovi sopralluoghi e portò alcune associazioni ambientaliste (LIPU, WWF, Italia Nostra) a presentare il ricorso al TAR.

Immaginate una guida escursionistica come il sottoscritto che porta un gruppo di escursionisti lungo tali cammini, mentre incontra un cantiere con ruspe e camion che ha creato il deserto lungo la strada, stravolgendo l’habitat fluviale, regno della Lontra,  che i turisti volevano visitare. Cosa dovrebbe dire? Che figura dovrebbe fare la guida e lo stesso paese, che deve ospitare visitatori provenienti da tanto lontano per ammirare le sue bellezze naturalistiche? Evidentemente abbiamo due visioni incompatibili e contraddittorie di uso e fruizione del territorio, che non possono coesistere. Di sicuro una guida vorrebbe illustrare la biologia della lontra, non certo come funziona una centrale idroelettrica!

O si opta per la centrale idroelettrica o per il turismo naturalistico. Se si cede alle sirene di uno sviluppo industriale portato avanti dalle società dell’idroelettrico non si può poi pretendere la valorizzazione di percorsi escursionistici lungo il fiume. Il perché è sotto gli occhi di tutti: basta fare una ricerca su internet per trovare video e foto dello scempio del Frido compiuto nel tratto tra Magnacane e Cornale…

Si parla della centrale del Frido ma non è l’unico problema: pensiamo ai tagli boschivi con tanto di piste di fango create da camion e ruspe che è frequente incontrare lungo i percorsi di trekking. Una vera politica di tutela ambientale esigerebbe che si desse maggiore importanza alla conservazione di certe aree forestali, come Bosco Magnano, attraversato appunto dal Sentiero Italia, magari con un sistema di indennizzi ai comuni per i mancati tagli, come incentivo alla tutela ambientale: lavoro che spetterebbe agli Enti Parco portare avanti, nel caso di boschi di pregio interessati da tagli forestali… autorizzati e legali certo, ma che di sicuro non contribuiscono alla salvaguardia della biodiversità, alla pace e al silenzio di luoghi, che attirano ogni anno migliaia di visitatori.

I comuni di San Severino Lucano, Viggianello e Chiaromonte non hanno mai preso una posizione ufficiale contro la centrale del Frido e molto timida è stata l’azione dell’Ente Parco, mentre la stessa Regione Basilicata ancora non ha espresso una posizione ufficiale di contrarietà alla centrale idroelettrica. Ma bisogna decidere da che parte stare, se dalla parte dell’ambiente, della società civile e degli operatori turistici che hanno investito tempo, energie e dedizione nella loro terra d’origine, oppure se dalla parte di speculatori che rovinano e degradano il territorio con la scusa dell’energia pulita, per accaparrarsi i lauti incentivi europei, parte di una grande farsa che passa sotto il nome di “economia ecologica”. Ma ecologia non è devastare un fiume producendo energia, bensì salvaguardare ambienti e paesaggi ancora integri, che il Parco del Pollino ha ancora la fortuna di avere al suo interno.

Non si può volere la botte piena e la moglie ubriaca: la promozione del turismo escursionistico e naturalistico passa anche attraverso la salvaguardia ambientale, mentre una centrale idroelettrica è con essa del tutto incompatibile.

Saverio De Marco

Delegato AIW (Associazione Italiana Wilderness) Regione Basilicata

Tecnico Qualificato Guida Ambientale Escursionistica

Presidente Gruppo Lupi San Severino Lucano