SAN SEVERINO LUCANO [.com]

Volti nuovi per l’Italia

In Italia i partiti, oggi, sono diventati un ostacolo alla democrazia di cui dovevano essere invece il principale catalizzatore della crescita e della sua modernizzazione. Il sistema dei partiti: selezione e formazione dei politici, professionalizzazione, finanziamento occulto, assenza di trasparenza dei confronti degli elettori, dilapidazione dei fondi pubblici, corruzione, collusione, clientelismo ecc. li ha resi un carcinoma di cui il nostro Paese deve liberarsi, e subito, se vuole riprendere le redini del proprio presente e, soprattutto, del futuro. Nessuna riforma è possibile, se affidata nelle mani di formazioni partitiche che costituiscono aggregazioni di gruppi di potere e rappresentano solo se stesse e diventano strumenti di coloro che sono mossi prevalentemente da ragioni “ideologiche”. La struttura  delle formazioni partitiche non coincide con nessuna nobile aggregazione d’interessi che la società contiene. Esiste una vasta area di interessi sociali, professionali, economici che vorrebbe una modernizzazione del Paese aperta alla competizione e che vorrebbe spazzare le caste, che venissero abbattuti i privilegi, cancellate le rendite, eliminate le relazioni collusive e mafiose. L’attuale sistema dei partiti ha inquinato il nostro spazio vitale. Non è possibile pensare a una nuova stagione in economia con questa classe politica: vuol dire votarci ancora al fallimento.
La conclusione è solo in apparenza paradossale: cambiamo le regole della rappresentanza, poniamo le basi di una nuova classe dirigente, di un nuovo modo di governare, inventiamoci nuovi strumenti di controllo, e non solo di delega, posti nelle mani dei cittadini.
Ripeto: c’è una crisi profonda degli strumenti privilegiati nell’azione politica: i partiti. Una crisi che non incrina quanto stabilisce la nostra Costituzione circa il loro ruolo, ma non per questo meno reale; che ha molte cause riassumibili nel richiamo alla gravità – mai così acutamente sperimentato – della questione morale e alla loro estrema povertà culturale e progettuale, emersa con evidenza in relazione al cambiamento di scenario conseguente alla cosiddetta <<caduta delle ideologie>>.
Dinanzi a questa situazione, si sente la necessità di un mutamento radicale, di aprire una nuova stagione, quasi la nuova fase costituente di una politica rinnovata nei metodi e nei contenuti.
Dalle Regioni emerge un <<reticolo di corruzioni e scandali>>, che induce a pensare che il decentramento sia una <<zavorra inaccettabile>.
Fortunatamente in Italia si stanno facendo pulizia e ordine: degli evasori fiscali sono stanati; raggiunti dalla giustizia quanti si sono macchiati di corruzione politica e amministrativa (spreco del pubblico danaro, peculato, ecc.).
Un Governo di <<ottimati>> – il governo Monti – ha finalmente fatto aprire gli occhi, a seguito di questi misfatti e infranto una cappa di silenzio che pesava sull’Italia e la teneva prigioniera di quelli che non volevano ascoltare le proteste dei cittadini; di quelli che insabbiavano puntualmente le indagini, di quelli che non toccavano niente perchè lo status quo era frutto di complicati patteggiamenti tra gruppi di potere. Cioè era prigioniera dei partiti che, di destra od i sinistra che fossero, nonostante le promesse, non hanno mai avuto il coraggio o, per meglio dire, l’interesse di intervenire. E si capisce perchè: ogni intervento significava rinunciare a un mucchietto di voti, rompere alleanze, o anche tacite convenzioni con gli altri partiti. Ormai gli italiani se ne sono resi conto.
Tutto questo apre gravi dubbi su quella che, in Italia, è stata una vera e propria deriva della democrazia, che ci ha condotto ad avere un sistema politico totalmente inaffidabile. Democrazia che, comunque, – aveva ragione Churchill – rimane sempre quanto di meno peggio abbiamo a disposizione.
Per crederci ancora, però, per avere qualche fiducia nei nuovi governanti che eleggeremo alle prossime elezioni, dovremmo almeno vedere facce nuove, sentire voci sincere, capire se c’è qualcuno che crede veramente nel bene del Paese, e non solo nella sua carriera e nella necessità di rafforzare il proprio partito.

Don Camillo Perrone, Parroco emerito di San Severino Lucano